Occhetto e Zoro  parlano di "Lo scioglimento del PCI, una scelta tra il sentimento e la ragione"

Incontro venerdì 9 luglio, ore 21.30, all'arena di Villa Fabbricotti, Livorno. Nell'ambito del ciclo di appuntamenti “Il centenario del Partito Comunista d’Italia. Livorno 1921-2021"

Livorno , 5 luglio 2021 - "Lo scioglimento del PCI, una scelta tra il sentimento e la ragione": ne parleranno Achille Occhetto e Diego Bianchi "Zoro", venerdì 9 luglio, ore 21.30, all'arena di Villa Fabbricotti.

Coordina la giornalista Eva Giovannini. Interverranno anche il sindaco di Livorno Luca Salvetti  e l'assessore alla Cultura del Comune di Livorno Simone Lenzi.

L'incontro è promosso dall'Associazione 21  insieme al Comune e al Caffè della Scienza "Nicola Badaloni" con la collaborazione di Istoreco nell'ambito del ciclo di appuntamenti “Il centenario del Partito Comunista d’Italia. Livorno 1921-2021".
Con questo titolo il Comune di Livorno ricorda, a partire dal 21 gennaio, con alcuni soggetti cittadini, l’anniversario della nascita del Partito Comunista, avvenuto a Livorno tra due teatri: il Teatro Goldoni (dove si teneva un secolo fa il XVII congresso del Partito Socialista) e il Teatro San Marco, nel quale si trasferirono i fuoriusciti dal Partito Socialista Italiano, ovvero gli aderenti alla frazione comunista capitanati da Amadeo Bordiga, alla presenza, tra gli altri, di Antonio Gramsci.
All'interno del programma l'Associazione 21, insieme al Caffè della Scienza, ha curato in particolare  il ciclo di incontri “Il PCI, una storia da raccontare”che si chiuderà con un convegno internazionale su Antonio Gramsci..

L'incontro di venerdì 9 sarà anche in diretta sulla pagina Facebook https://www.facebook.com/associazione21livorno

Prenotazioni: email:associazione21livorno@gmail.com

 

Come spiegano gli organizzatori è la quinta intervista del calendario di incontri organizzati per approfondire la storia del PCI e trasmessi su Facebook. È questa la prima occasione in cui gli eventi lasciano la piattaforma digitale per trasferirsi all’aperto, in un luogo pubblico, dove continueranno ad essere rispettate le norme anti Covid, ma dove anche, finalmente, si potrà tornare a incontrarci e discutere. 
Sarà la giornalista Eva Giovannini a coordinare questo appuntamento che vede protagonisti Achille Occhetto e il conduttore televisivo Diego Bianchi “Zoro”. I due ospiti si scambieranno riflessioni – e battute – su una scelta storica che ha portato allo scioglimento del partito ed ha segnato la vita di tutti i suoi militanti.
Ha la paternità di Achille Occhetto, infatti, la svolta della Bolognina, avvenuta dopo la caduta del Muro di Berlino, destinata a travolgere tutti i Partiti Comunisti d’Occidente e ritenuta indispensabile per salvaguardare la sinistra.  Una svolta storica e drammatica, avviata il 12 novembre 1989 a Bologna, al rione Bolognina e culminata il 3 febbraio 1991 con lo scioglimento del partito comunista italiano che confluisce nel Partito Democratico della Sinistra, un partito pensato per raccogliere, innovandola, la tradizione del Pci ed al tempo stesso per mostrare al Paese di avere acquisito le stigmate di un partito di governo. Una svolta dolorosa e lacerante per tante famiglie che si dividono, c’è chi entra nel PDS, chi in Rifondazione Comunista, con Cossutta e Bertinotti. Ma anche una svolta di speranza, rivendicata da Occhetto - di cui si ricorda ancora il pianto durante il Congresso - come un dovere, il “dovere di correre quel rischio”.  
A Propaganda Live il 16 Novembre 2019, a 30 anni dalla caduta del Muro di Berlino e dalla svolta della Bolognina, Occhetto sceglie di farsi intervistare da Diego Bianchi per una comunicazione senza rete,  in piena libertà:  “È la prima volta  in 30 anni che non festeggio la Bolognina da solo” esordisce Occhetto “Io sicuramente sento di avere partecipato in modo attivo all’elaborazione del rinnovamento del Partito Comunista e di essere stato un sostenitore molto convinto di Berlinguer che ha introdotto rotture molto coraggiose e molto importanti. Ho nostalgia di quello che il comunismo doveva essere. Il vero problema è un altro: non siamo noi ad aver chiuso con il comunismo. Il comunismo ha fatto tutto da solo. Noi dovevamo vedere come uscire da quella crisi. Quando si è fatta la svolta, dall’altra parte del muro non c’era il comunismo: c’era la Stasi, la prigione e la tortura.  Io nel socialismo credo. Nella polizia, nella tortura e nei partiti autoritari non credo. Io credo di essere erede della vera tradizione libertaria del socialismo italiano, di cui il Partito Comunista è stato parte”.  
Achille Occhetto è indubbiamente uno dei più importanti protagonisti della storia del partito comunista italiano. Avvicinatosi alla FGCI nel 1953 dopo un comizio di Umberto Terracini durante la festa dell’Unità milanese, definendosi “un libero pensatore comunista”, è stato  Segretario della FGCI, Direttore del settimanale Nuova generazione, ha partecipato a missioni nell’Est europeo, in Unione Sovietica, in Cina, in Indonesia, è stato Segretario regionale del Pci in Sicilia, ultimo  Segretario  del Partito Comunista  Italiano dal 1988 e primo segretario del Partito Democratico della Sinistra fino al 1994, cofondatore e vicepresidente del Partito del Socialismo Europeo, deputato e presidente della Commissione affari esteri della Camera dal 1996 al 2001, membro del consiglio d’Europa dal 2002 al 2006.   

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