Cenni storici

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Ultimo aggiornamento Mercoledì, 14 Novembre, 2018 - 12:16

I primi anni dell’Italia Unita videro anche a Livorno la realizzazione di grandi progetti urbanistici, che inaugurarono un nuovo modo di gestire la città attraverso la pianificazione e il controllo dei principali servizi necessari alla vita urbana.

A partire dal 1868 l’allora Sindaco Niccolò Costella dotò Livorno dei servizi fondamentali e delle attrezzature essenziali per il mantenimento e la conquista del rango di città, che mancava di impianti pubblici adeguati alla sua importanza di strategico porto commerciale e meta turistica della Mittel Europa di allora (è di quegli anni, tra l’altro, la nascita dei primi stabilimenti balneari, dei numerosi teatri e di luoghi ricreativi quali il Teatro Goldoni e le Terme del Corallo).

In questo periodo di innovazione e di sviluppo si avvertì, in modo sempre più crescente, la necessità di un mercato più funzionale, riparato dai venti, dalla pioggia, dalla luce diretta e dal calore del sole: fino alla prima metà dell’Ottocento infatti a Livorno come in altre città italiane ed europee, i mercati si tenevano ancora all’aperto o sotto insufficienti coperture, spesso in luoghi per niente igienici.
Dopo quattro anni di lavoro ed un costo di circa un milione di ‘vecchie lire’ (cifra notevole per quei tempi),  il 1° Marzo 1894 venne aperto al pubblico un nuovo edificio comodo e grandioso: il nuovo mercato coperto costruito su progetto di Angiolo Badaloni allora architetto capo del Comune di Livorno, ubicato lungo il fosso circondario prossimo alla via Buontalenti, in una posizione che offriva le migliori condizioni in quanto, senza cambiare le abitudini della popolazione, il nuovo edificio si presentava isolato, ma con accessi facili tanto alla vecchia che alla nuova città.
A lavori ultimati il Mercato delle Vettovaglie risulta composto da un grande salone centrale e da due più piccoli tutti collegati da due grandi gallerie con volte a botte e cassettoni in stile neoclassico. Dei due saloni più piccoli è quello detto delle Gabbrigiane dalle contadine del Gabbro che all’alba giungevano numerosissime al mercato per vendere le proprie mercanzie (polli, uova, conigli e erbe aromatiche).

La decorazione della facciata è costituita da grandi finestoni ad arco che alleggeriscono le cortine murarie come nelle scuole Benci situate di fronte sugli Scali Olandesi, anch’esse sorte su progetto di Badaloni; le finestre sono separate da pilastri e da tre corpi sporgenti uno dei quali racchiude l’ingresso principale ornato con quattro colonne di derivazione neoclassica.
Un cornicione con mensole corona tutta la parte bassa dell’edificio e ne lega le varie parti in un insieme unico, mentre sotto al piano del pavimento esistono le cantine alle quali si accede da due ingressi e due porte laterali per uso dei carri, oltre ad un grande cancello (scalandrone) in corrispondenza del canale navigabile.

La copertura dell’intero edificio, parte che ha presentato maggiori difficoltà per l’altezza alla quale doveva essere collocata, venne risolta dai fratelli Gambaro che, sull’esempio del palazzo delle Macchine dell’ultima Esposizione di Parigi crearono una grandiosa e per quei tempi modernissima tettoia sorretta da cavalletti in ferro ricorrenti sopra i pilastri situati tra i finestroni.

Presso il Museo Civico G. Fattori è conservato il dipinto di Ulvi Liegi ‘Il  Mercato centrale’ realizzato nel 1924 che ne ritrae la forza commerciale e artistica.

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