Inaugurata la panchina rossa per ricordare le donne vittime di violenza

Livorno, 25 novembre 2020 – Il 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne, il Comune di Livorno ha installato simbolicamente una targa ad una panchina dipinta di rosso al parco delle Terme del Corallo. Il testo della targa è "La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci"
Una breve cerimonia si è svolta alla presenza del sindaco Luca Salvetti e della vicesindaca Libera Camici. Intervenuti rappresentanti dell'Associazione Reset che curano la manutenzione del parco insieme a un gruppo di detenuti della casa circondariale di Livorno che, nell’ambito del progetto “Mi riscatto per Livorno”, svolgono lavori socialmente utili in città. presenti anche il direttore del Carcere Carlo Mazzerbo e l'educatrice La Villa.
“L’Amministrazione comunale – precisa la vicesindaca - ha ricevuto diverse richieste da parte di associazioni  per iniziative analoghe. Stiamo lavorando per individuare le procedure corrette per la loro realizzazione e quindi nei prossimi mesi verranno sicuramente individuate altre panchine da colorare di rosso come monito contro la violenza”.
La sera del 25 novembre  inoltre il Palazzo Comunale è stato illuminato di arancio, un altro dei colori internazionalmente riconosciuti come simbolo per mantenere viva la memoria sulle troppe donne vittime, affinché possano diventare sempre meno.  Di arancio si è coloratoanche il Gazebo della Terrazza Mascagni, per iniziativa del Soroptimist Club di Livorno sempre in collaborazione con il Comune.
L’Amministrazione comunale ha fatto proprio inoltre l’appello che anche quest’anno lancia il Centro Antiviolenza Ippogrifo APS che ha sede al Centro Donna del Comune di Livorno: “Basta rosa in cronaca nera”.

A seguire un rapporto sugli interventi svolti nell’ultimo anno dal Centro Antiviolenza Ippogrifo:


“La violenza maschile sulle donne non si ferma e il perdurare della crisi economica, il permanere dell’emergenza da Covid-19 hanno ulteriormente messo a rischio la vita di tantissime donne. Le limitazioni alla libertà individuale, la prolungata condivisione degli spazi domestici col partner, hanno determinato per la donna vittima un surplus di paura, stress e angoscia. La casa “luogo protetto” si è trasformato in un inferno dove la donna ha finito per trovarsi senza nessuno spazio di libertà. 
Il Centro Antiviolenza (CAV) è considerato servizio essenziale in quanto strumentale al diritto della donna anche dal punto di vista della salute. Nella prima fase della pandemia (lockdown 4 marzo-29 maggio 2020) il CAV è rimasto chiuso ma non ha interrotto il servizio. Le operatrici hanno affrontato da remoto “l’emergenza nell’emergenza sanitaria”. In questo periodo è stato riscontrato un calo di richieste di aiuto, come se le donne avessero abbassato con il loro silenzio il livello del conflitto con il partner maltrattante. Quando la convivenza forzata ha ulteriormente aggravato le situazioni di violenza, le donne hanno saputo trovare “voce” per parlare. 
Il CAV, con l’attivazione della modalità da remoto per rispondere all’emergenza, non ha mai lasciato sole le donne e ha garantito la continuità del servizio, attivo 24 ore su 24 con il numero di emergenza 320 9624006, anche in collegamento con il numero nazionale del 1522. Attraverso il trasferimento di chiamata, le donne hanno potuto confrontarsi con psicologhe e avvocate, denunciare situazioni di disagio e trovare risposte adeguate.

ECCO I DATI
A fronte di situazioni di rischio alto, in sinergia con i partner della Rete Antiviolenza Città di Livorno, il CAV ha aperto la porta per incontri in presenza, nel rispetto delle disposizioni normative, per assicurare la necessaria sicurezza.
Il CAV durante questa fase ha ricevuto 68 richieste per altrettanti colloqui di consulenza specialistica. Per 5 di queste sono stati organizzati incontri in presenza e avviato il percorso di accompagnamento.
In questa fase critica sono pervenuti 3 casi di violenza a rischio alto e di tale gravità da  avviare il percorso di allontanamento della donna, 1 di queste con minore, dal luogo di residenza verso una struttura idonea per l’isolamento nei primi 14 giorni e  a seguire  l’inserimento in Casa Rifugio ad indirizzo segreto. Tali segnalazioni di urgenza sono pervenute dalle zone della ASL Valdera, dal Comune Empoli e dalla ASl di Piombino, attraverso la Federazione Ginestra Antiviolenza di cui Ippogrifo è partner. Durante questa seconda ondata di emergenza covid19, il CAV Ippogrifo sta mantenendo attivo il servizio anche in presenza. Dal gennaio ad oggi sono 165 le donne che si sono rivolte al CAV e 104 quelle prese in carico. Sono ospiti della casa rifugio 2 nuclei familiari costituiti da 2 donne e 3 bambini”.

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