La storia

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Ultimo aggiornamento Lunedì, 14 Giugno, 2021 - 09:49

Biblioteca Labronica di Villa Maria - Centro di documentazione sulle arti dello spettacolo

Villa Maria, conosciuta anche come Villa Capponi o Villa Lazzara, fu eretta intorno alla metà del Settecento dai Marchesi Capponi, all'interno di una proprietà molto ampia, più vasta di quella attuale. Nel 1809 la villa divenne proprietà di Michele Rodocanacchi, e quando nel 1818 passò in eredità al figlio Pietro, furono apportate modifiche sostanziali, con la costruzione dell'ampio pronao e della torretta di gusto medievale, e la villa venne sopraelevata di un piano. Inoltre, sul lato del parco che si affaccia in via Calzabigi fu innalzato un edificio a forma di castello, ancora oggi chiamato “castelletto”, come ingresso di rappresentanza della Villa e abitazione della servitù. 
Nel 1904 la proprietà passò al produttore e commerciante di corallo Giovanni Lazzara che installò il laboratorio per la lavorazione artigianale al secondo piano e arricchì la proprietà con nuovi ed eleganti ambienti, destinati alla residenza della famiglia. Nel parco furono piantati numerosi alberi, tuttora presenti. 
Durante la Seconda Guerra Mondiale, la Villa fu sede del comando tedesco, poi nel 1962 Lazzara decise di donare la villa e il parco al Comune di Livorno «affinchè l'edificio fosse destinato a museo ed il giardino a uso pubblico», come recita la targa presente sulla facciata.
Dopo alcuni lavori di restauro e riadattamento, la Villa divenne sede del Museo Progressivo d'Arte Contemporanea: grazie al lavoro di Aldo Passoni, direttore della galleria d'Arte Moderna di Torino e successivamente degli storici dell'arte Vittorio Fagone e Lara -Vinca Masini il museo sorse e iniziò la sua attività, con la I Biennale d'arte, nel dicembre 1974. Prese così il via una intensa fase culturale, durata circa dieci anni, grazie alla presenza dell'esposizione permanente della collezione di opere  d'arte contemporanea, e di una ricca offerta artistica di livello internazionale, con le mostre didattiche, le proiezioni di film d'artista, le conferenze e i convegni dedicati ai temi più attuali della ricerca contemporanea, che videro ospiti i più importanti critici d'arte del Nocevento. Tra le opere della collezione del Museo Progressivo d'Arte Contemporanea, entrate a far parte delle collezioni civiche grazie i Premi Modigliani e con la I Biennale del 1974 e oggi esposte al Museo della Città, sono da citare: “Il Grande Rettile” di Pino Pascali, per il quale fu realizzato un ambiente ad hoc, “Hiorshima 2” di Tancredi Parmiggiani e “Cloaca Massima” di Giuseppe Uncini.
Dal 1989 al 2006 la struttura ha ospitato la sezione di storia locale della Biblioteca Labronica e dal 2018 ha acquistato la sua dimensione identitaria definitiva come centro di documentazione sulle arti dello spettacolo. La biblioteca conserva in particolare il Fondo Rinaldi, costituito da più di 5000 titoli di libri sul cinema e integrato costantemente con nuove uscite, il Fondo La Salvia, dedicato al teatro e in particolare caratterizzato dall'Archivio del Centro Artistico Il Grattacielo. Inoltre la biblioteca possiede circa 2000 titoli in dvd, fra film e documentari, dei quali effettua il prestito. Numerose le attività di promozione delle arti dello spettacolo attraverso conferenze, proiezioni, recital, perfomance, e in particolare in estate si tiene la rassegna “La Bella Estate – i mestieri del cinema” che vede ospiti operatori del cinema italiano, tra registi, sceneggiatori, attori, truccatori, scenografi. La biblioteca infine è sede organizzativa e di incontri del FIPILI Horror Festival.

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